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RLS: con quali competenze affrontare la complessità del mondo del lavoro?

Ottobre 16, 2019/0 Commenti/in Alta Formazione, Formazione, Puntosicuro /da Life 81

Pubblicato da : Puntosicuro

Autore: Tiziano Menduto
Categoria: RLS

16/10/2019: Due interventi si sofferma sulle competenze non tecniche collegate al ruolo e alle funzioni degli RLS. La consapevolezza situazionale, le sette NTS, la gestione della complessità, il contesto VUCA e le competenze cognitivo relazionali.

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Milano, 16 Ott – Il seminario “Le competenze non tecniche a supporto del ruolo del RLS”, che si è tenuto a Milano il 27 marzo 2019, presso il “ Centro per la Cultura della Prevenzione nei luoghi di lavoro e di vita”, ha permesso di approfondire l’importanza della presenza, nei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS), anche di competenze diverse dalle competenze tecniche, come le abilità cognitive, comportamentali e interpersonali. Competenze utili specialmente in una realtà sociale e lavorativa caratterizzata da una grande complessità e variabilità.

 

Per approfondire questi aspetti ci soffermiamo in particolare su due interventi al seminario milanese. Il primo sul tema delle competenze non tecniche (NTS) e il secondo sulla gestione della complessità da parte degli RLS.

 

Questi gli argomenti affrontati nell’articolo:

  • Avere la consapevolezza di una situazione per decidere
  • Le sette competenze non tecniche
  • Come gestire la complessità
  • L’importanza delle competenze cognitivo relazionali

Avere la consapevolezza di una situazione per decidere

L’intervento “Le competenze non tecniche: queste sconosciute”, a cura di Luca Santopolo (Consiglio Direttivo AiNTS), si sofferma innanzitutto sulla consapevolezza situazionale, sull’importanza di “riuscire ad avere la consapevolezza di una situazione per poter prendere le giuste decisioni”.

A questo proposito si indica che la consapevolezza situazionale è costruita dalla percezione di:

  • “Elementi ambientali
  • Comprensione del loro significato
  • Capacità di proiezione sul futuro
  • Effetti del loro cambiamento che è fortemente dinamico”.

 

Infatti “non l’incapacità o la disattenzione, ma la mancanza di consapevolezza della situazione è stata identificata come una delle cause primarie negli incidenti attribuibili agli errori umani”. Ed essere consapevoli “deriva da competenze non tecniche, da attitudini, aspetti caratteriali, dall’esperienza”.

 

Essere consapevoli – continua il relatore – significa:

  • “Identificare gli input dell’ambiente e saperli interpretare correttamente
  • Individuare le persone e gli eventi chiave”. 

Le sette competenze non tecniche

La relazione indica poi che nella cultura della sicurezza “è necessario soffermarsi su processi trascurati quali la percezione del rischio, l’attribuzione di significato, la decisione e l’orientamento discrezionale della propria condotta, ponendo l’accento su ciò che è definito human factor”.

 

E, a proposito dell’importanza delle competenze non tecniche, si sottolinea “l’impossibilità di una gestione dei problemi sulla sicurezza legati solo agli aspetti tecnologici e sulle competenze prettamente tecniche”. La mancanza di NTS “genera gli errori, aumentando la possibilità di evento avverso”.

 

A questo proposito il relatore ricorda le sette NTS, già presentate anche in precedenti articoli di PuntoSicuro, con riferimento a:

  • consapevolezza situazionale
  • decision-making: “capacità di adeguata definizione dei problemi, di considerare le opzioni e di implementare la scelta”;
  • comunicazione: il relatore ricorda che “le persone si ricorderanno di te non per quello che hai detto, ma per come lo hai detto”;
  • team-work: “capacità di supportare, risolvere i conflitti, scambiare informazioni e coordinare le attività”;
  • leadership: “ottimale utilizzo dell’autorità, capacità di pianificazione, di dare priorità e gestire i carichi di lavoro”;
  • gestione stress: “identificare i sintomi dello stress, i suoi effetti e implementare strategie di coping”;
  • fronteggiare la fatica: “identificazione dei sintomi di fatica, implementazione di strategie efficaci di risoluzione”.

 

Si indica, infine, che è importante “creare una cultura della consapevolezza che investe la qualità dell’attenzione, il non lasciarsi fuorviare dalle proprie aspettative o dalle routine”. Bisogna focalizzarsi su “elementi che a prima vista appaiono insignificanti ma che possono rappresentare le prime avvisaglie di un pericolo”.

Come gestire la complessità

Nell’intervento “Gestire la complessità: il ruolo degli RLS”, a cura di Renata Borgato (collaboratrice Facoltà di Psicologia Università Milano Bicocca), si ricorda che per esercitare efficacemente il proprio ruolo, “il RLS oggi deve essere in grado di orientarsi in un contesto VUCA:

  • Volatily: la volatilità fa “riferimento alla natura e alle dinamiche del cambiamento, alla velocità degli elementi che producono il cambiamento”;
  • Uncertainty: l’incertezza è in riferimento alla “molteplicità delle forze in campo, mancata chiarezza degli esiti, rottura del meccanismo causa effetto e confusione nei confini organizzativi”;
  • Complexity;
  • Ambiguity.

 

 

 

Si segnala che si passa “da un contesto organizzativo, produttivo e relazionale stabile alla disrumptive innovation”, un processo per cui un prodotto o un servizio già esistenti creano “un nuovo mercato” e destabilizzano i competitor.

Si indica inoltre che:

  • “cambia la composizione della forza lavoro (età, etnia, religione, genere, competenze) e potenzialmente aumentano i conflitti, i disagi, lo stress, la fatica mentale
  • cambia l’organizzazione del lavoro (es. smart working)”.

 

E in prospettiva, “cambia il contesto in cui un complesso insieme di nuove tecnologie viene applicato in larga scala ai sistemi produttivi manufatturieri e ai servizi di massa (sanità, trasporti, banche, pubblica amministrazione, scuola)”.

Spinge in questa direzione “la disponibilità di tecnologie 4.0”, cioè di quell’insieme integrato “di esseri umani, oggetti e sistemi che creano una rete digitale allo scopo di creare maggiore valore attraverso l’incremento della produttività”.

Senza dimenticare che “il saldo positivo o negativo dell’uso delle tecnologie in termini di salute e sicurezza oltre che di produttività deriverà dall’uso che verrà fatto di esse e delle relazioni umane”.

L’importanza delle competenze cognitivo relazionali

La relatrice indica che il modo con cui gli RLS reagiscono in questo contesto fluido è “il terreno su cui si misura la reale efficacia della loro funzione di rappresentanza”.

 

Rimandiamo alla lettura integrale dell’intervento che riporta alcune utili riflessioni sull’apprendimento, e ci soffermiamo sulle conclusioni dell’intervento che ricorda come oggi servano non competenze, ma metacompetenze.

 

Inoltre “dato che le competenze tecniche sono rapidamente obsolete” occorre che un RLS “sappia perfezionare le competenze cognitivo relazionali (life skill)”, abilità di vita “cruciali nel processo di sviluppo individuale e nell’adattamento per tutto l’arco della vita individuate dall’OMS” (Organizzazione mondiale della Sanità).

 

La relazione riporta, infine, un elenco di life skill:

  • “Presa di decisione
  • Problem solving
  • Pensiero critico
  • Pensiero creativo
  • Relazione interpersonale
  • Autoconsapevolezza
  • Empatia
  • Gestione delle emozioni e dello stress”.

 

Cui si aggiungono anche:

  • “Consapevolezza situazionale
  • Gestione o partecipazione nei gruppi
  • Uso della leadership o della followership”
  • “Gestione delle risorse umane
  • mindfullness in azienda
  • Ascolto organizzativo
  • Resilienza
  • Gestione dei conflitti
  • comunicazione”.

 

 

Tiziano Menduto

 

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Pillole di sicurezza: la promozione della salute sul lavoro

Aprile 4, 2019/0 Commenti/in Alta Formazione, Formazione, Legislazione Sicurezza, Prevenzione /da Life 81

Autore: Federica Gozzini

Categoria: Informazione, formazione, addestramento

04/04/2019: Gli sforzi congiunti di datori di lavoro, dipendenti e della società sono indispensabili per promuovere la salute sul lavoro e il lavoro sano.

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La promozione della salute nei luoghi di lavoro contribuisce ad avere lavoratori sani in organizzazioni sane. Riprendiamo alcuni obiettivi del Network europeo per la Promozione della salute nei luoghi di lavoro (ENWHP), una rete impegnata a sviluppare e promuovere pratiche di buona salute nei luoghi di lavoro che, a loro volta, contribuiscono allo sviluppo economico e sociale in Europa.

 

Gli sforzi congiunti dei datori di lavoro, dei dipendenti e della società per migliorare la salute ed il benessere delle persone nell’ambiente di lavoro, sono indispensabili per promuovere la salute sul lavoro e il lavoro sano.

 

Il “lavoro sano” è il risultato di una interazione di vari fattori importanti e determinanti per la salute nel luogo di lavoro. Tali fattori comprendono:

 

  • Valori e politiche dei decisori all’interno delle organizzazioni (imprese private, amministrazioni pubbliche, strutture sanitarie, istituzioni in materia di istruzione, ecc.) e al di fuori, a livello di sicurezza sociale e di policy-making
  • Forma specifica della cultura della partecipazione all’interno e all’esterno delle organizzazioni
  • Leadership e pratiche di gestione
  • Concetto di produzione e principi per l’organizzazione del lavoro quotidiano
  • Disposizioni per la sicurezza nel luogo di lavoro
  • Qualità dell’ambiente di lavoro
  • Pratiche di salute personali e abitudini di vita.

 

Gli effetti del lavoro sano sulla qualità della vita lavorativa e non lavorativa, agiscono al livello della tutela della salute delle comunità e delle popolazioni.

Il lavoro sano ha ripercussioni anche sulle performance microeconomiche (produttività e innovazione) e sulla performance macroeconomica (efficienza dell’assistenza sanitaria, benessere ed efficienza nel settore dell’istruzione, della competitività delle imprese a livello aziendale, a livello nazionale ed europeo).

Il lavoro sano, infine, contribuisce anche alla coesione sociale.

https://life81.it/wp-content/uploads/2018/10/rubber-duck-bath-duck-toys-costume-106144.jpeg 1275 1920 Life 81 https://life81.it/wp-content/uploads/2021/12/LOGO-life-81-1920x-1080-300x158.jpg Life 812019-04-04 10:13:032019-04-04 10:14:10Pillole di sicurezza: la promozione della salute sul lavoro

La figura del soccorritore industriale e la gestione delle emergenze

Marzo 14, 2019/0 Commenti/in Alta Formazione, Formazione, Puntosicuro /da Life 81
Fonte: Puntosicuro
Autore: Tiziano Menduto
Categoria: Interviste e inchieste
18/01/2019: Quali sono le competenze che deve avere un soccorritore industriale nella gestione delle emergenze? Cosa dice la normativa? Quali sono le specificità per gli ambienti confinati? Ne parliamo con l’ingegnere Adriano Paolo Bacchetta.

Bologna, 18 Gen – Un tema di cui spesso non ci si occupa sufficientemente è la gestione delle emergenze e il soccorso industriale. Una gestione che dovrebbe presupporre precise competenze e idoneità, specialmente se le emergenze avvengono in situazioni e ambiti lavorativi particolari come, ad esempio, gli ambienti sospetti di inquinamento o confinati.

 

Per approfondire questi temi – la gestione delle emergenze, il soccorso negli ambienti confinati, le indicazioni normative, le competenze dei soccorritori industriali – abbiamo intervistato durante la manifestazione Ambiente Lavoro 2018 di Bologna l’ing. Adriano Paolo Bacchetta che durante la manifestazione (17-19 ottobre 2018) ha organizzato due diversi convegni: “La gestione dell’emergenza negli ambienti sospetti di inquinamento o confinati alla luce del DPR 177/2011” e “Il soccorso industriale: ambiti operativi e prospettive future”.

 

Gli ambiti operativi del soccorso industriale

Nell’intervista, riguardo al soccorso industriale, si è sottolineato che gli addetti, i soccorritori, devono essere in possesso di specifiche competenze tecniche – tecnico/sanitarie e di comprovata esperienza sul campo – e devono essere in grado di coordinare, progettare, pianificare ed eseguire direttamente interventi di soccorso in varie situazioni di emergenza.

Le domande hanno inizialmente affrontato la gestione delle emergenze in generale.

Come affrontare la gestione delle emergenze nei luoghi di lavoro?

Cosa dice il D.Lgs. 81/2008 riguardo alle emergenze? Chi deve gestirle? E quali sono le altre normative di riferimento?

 

Abbiamo poi affrontato il tema del soccorritore industriale.

Quali sono le competenze necessarie di un soccorritore in ambienti confinati o nel soccorso industriale?

La normativa ha sufficientemente specificato le competenze del soccorritore? Sono necessarie modifiche normative riguardo a questi aspetti?

 

E, infine, qualche domanda ha invece riguardato le emergenze negli spazi confinati con particolare riferimento al decreto D.P.R. 14 settembre 2011, n. 177.

Cosa dice il decreto 177/2011 riguardo alle procedure di emergenza?

 

Come sempre diamo ai nostri lettori la possibilità di ascoltare integralmente l’intervista e/o di leggerne una parziale trascrizione.

 

 

L’intervista di PuntoSicuro ad Adriano Paolo Bacchetta

 

 

 

Cosa è la gestione delle emergenze? Come affrontarla nei luoghi di lavoro? E quale normativa ne parla?

 

Adriano Paolo Bacchetta: “Diciamo che, fondamentalmente, il problema dell’emergenza è un problema che prevede la necessità di competenze disciplinari. Perché, di fatto, i potenziali scenari che si vengono ad aprire a seguito di un intervento, quindi di un’attività lavorativa, possono essere i più diversi.

È chiaro che gestire un’emergenza nei cosiddetti ambienti sospetti di inquinamento o confinati comporta delle particolari problematiche in particolar modo per quanto riguarda il discorso delle condizioni di attività; e questo vuol dire, ad esempio, difficoltà di ingresso-uscita, vuol dire spazi all’interno nei quali è difficile operare, … Riguarda anche alcune scelte da fare, ad esempio studiare delle metodiche che vanno, in qualche modo, a consentire di decidere in quale modalità operare. Quindi ‘scoop and run’, intervento rapido per l’estrazione nel minor tempo possibile, o ‘stay and play’, interventi che prevedono che la persona, il pericolante, quello che ha avuto un evento incidentale, sia assistita sul posto prima di poter essere movimentata. Fermo restando che noi, a livello di organizzazione con i servizi di Soccorso Nazionale, abbiamo la netta distinzione tra quello che è il soccorso sanitario e quello che è soccorso tecnico inteso come Vigili del Fuoco.

 

Quindi il problema grosso è sempre quello di riuscire a coprire quell’arco di tempo che decorre dal momento in cui si verifica l’incidente al momento in cui arriva il soccorso sanitario e poi anche il soccorso dei Vigili del Fuoco. Fermo restando che il soccorso sanitario deve attendere, e normalmente attende, l’arrivo dei Vigili del Fuoco per avere la certezza che l’aria è sicura. Perché i soccorritori, ovviamente, devono tutelare prima la loro sicurezza e poi eseguire l’intervento nel miglior modo possibile”.

 

Cosa dice il D.Lgs. 81/2008 riguardo alle emergenze? Chi deve gestirle? E quali sono le altre normative di riferimento?

 

A.P.B.: “Certamente è compito del datore di lavoro individuare i lavoratori da incaricare per quanto riguarda il primo soccorso, l’antincendio, la gestione dell’emergenza e quello che riguarda il concetto del salvataggio.

È ovvio che, in alcune condizioni, le cose sono abbastanza ormai codificate. Noi abbiamo il decreto n. 388/2003 che ci dice quali sono le competenze che devono essere acquisite dai lavoratori per quanto riguarda la gestione del primo soccorso, Abbiamo la normativa che ci dà indicazioni per quanto riguarda la tematica della prevenzione incendi, quindi anche dei corsi, alto, basso e medio rischio.

Riguardo, invece, al concetto (…) molto più generico di gestione delle emergenze e di salvataggio invece non esistono delle prescrizioni puntuali. E conseguentemente poi è necessario, in alcuni casi, andare al di là di quello che è solo il primo soccorso, di quello che è solo la gestione della tematica antincendio, ma entrare nello specifico del concetto del soccorso industriale”.

 

Quali sono le competenze necessarie di un soccorritore in ambienti confinati o nel soccorso industriale?

 

A.P.B.: “Diciamo che per quanto riguarda gli ambienti confinati già l’attività di soccorso a un lavoratore che può essere stato oggetto di un incidente all’interno di un ambiente confinato compete una conoscenza di quelle che sono le tipiche manovre di primo soccorso, che qualche volta possono essere difficoltose da operare. Immaginiamo una persona che, anche banalmente senza avere avuto un incidente in senso stretto ma un malore, può essere in una condizione che porta l’operatore a essere difficilmente trattabile nel luogo in cui si trova. E quindi è necessario eseguire una serie di manovre che consentono di estricare la persona, magari attraverso un passo d’uomo, limitato, ed è chiaro che questo, in qualche modo, deve essere fatto da soggetti che hanno un po’ di competenza da un punto di vista sanitario (e su questo potremmo aprire una parentesi su qual è il livello di specializzazione o quantomeno di competenza che potrebbe essere richiesto anche in ottica di 388). Dopodiché è ovvio che ci sono delle manovre per le quali è necessario utilizzare magari delle attrezzature specifiche. (…)

 

Inoltre il livello di preparazione è una cosa, ma la idoneità sanitaria a seguire quel tipo di manovre apre un altro scenario. Perché ovviamente un addetto al soccorso non è un lavoratore con l’idoneità sanitaria alla mansione di lavoratore che fa anche il soccorritore.

 

In alcuni casi specifici, per esempio gli ambienti confinati, (…), a mio parere il soccorritore deve avere una idoneità specifica per questo tipo di attività, perché esula dalla normale attività e quindi va al di fuori di quelli che sono i parametri classici a livello di stress, di sforzo fisico, che potrebbero essere derivante dall’attività lavorativa ordinaria. E conseguentemente, quindi, ci vuole una particolare attenzione anche su questo campo”.

 

C’è dunque una criticità nella normativa nel non aver sufficientemente specificato le competenze del soccorritore? Si augura in futuro che si punti sulla formazione e qualificazione del soccorritore?

 

A.P.B.: “Ci sono due ambiti che devono essere considerati. Innanzitutto il decreto 81 già oggi lo prevede, nel momento stesso in cui precisa che il datore di lavoro deve assegnare le mansioni e, tra virgolette, anche l’eventuale addetto all’antincendio, al primo soccorso, al salvataggio, piuttosto che alla gestione delle emergenze è, di fatto, una mansione che non è direttamente collegata all’attività lavorativa.

Quindi nel momento stesso in cui l’81, in maniera molto generale, mi dice che il datore di lavoro deve assegnare le mansioni ai lavoratori in funzione delle loro caratteristiche, capacità e anche possibilità dal punto di vista fisico, io non ho da chiedere altro all’81.

Semplicemente ci vuole qualcuno che comprenda quale è la portata di una definizione così generica che è presente nella norma.

Quindi non è tanto un problema di cambiare la norma, integrare la norma, ma si tratta semplicemente di applicarla in maniera più estensiva rispetto a quello che talvolta succede.

 

Questo per quanto riguarda idoneità alla mansione, dopodiché anche in questo caso ci troviamo ad avere concomitanza tra due ambiti. L’ambito dell’81 che dice comunque che le persone devono essere addestrate all’utilizzo, alla gestione di tutte le attrezzature. E dall’altra parte, nello specifico, il decreto 177 che entra molto mirato e fondamentalmente prevede l’addestramento delle persone all’utilizzo corretto dei DPI, strumentazione e attrezzature, per quanto riguarda la prevenzione e anche poi eventuali fase di soccorso in caso di attività in spazi confinati, e l’articolo 3 comma 3 che individua l’obbligatorietà di adottare e efficacemente applicare una procedura di lavoro che serva alla prevenzione dei rischi nella normale attività ma che comprenda anche la gestione dell’emergenza con il coordinamento con il Soccorso Nazionale e i Vigili del Fuoco.

Questo vuol dire che oltre alla parte procedurale il datore di lavoro dovrà preoccuparsi di preparare in maniera adeguata le persone che poi dovranno andare a svolgere questo tipo di attività”.

https://life81.it/wp-content/uploads/2019/03/RSPP-DL-life-81-formazione-bis.jpg 1357 1920 Life 81 https://life81.it/wp-content/uploads/2021/12/LOGO-life-81-1920x-1080-300x158.jpg Life 812019-03-14 10:46:292019-03-17 13:30:50La figura del soccorritore industriale e la gestione delle emergenze

SAFETY BOARD: un tavolo di formazione e confronto per RSPP

Marzo 12, 2019/0 Commenti/in Alta Formazione, Formazione, Puntosicuro, RSPP /da Life 81
Autore: Ufficio Stampa Puntosicuro
Categoria: PUBBLIREDAZIONALE

11/03/2019: Dal 22 marzo 2019 al Centro Tecnologico di Pegognaga (MN) verranno organizzati 8 incontri per Rspp e Aspp. La formula è quella del tavolo permanente di confronto quale “Board” dove gli incontri saranno tenuti come meeting operativi.

Il Centro Tecnologico Arti e Mestieri organizza dal 22 marzo “ Safety Board. Tavolo di confronto per RSPP aziendali del distretto industriale”: 8 incontri di 2 ore 1 volta al mese.

 

Si tratta di una proposta formativa non tradizionale progettata come “percorso” e non come corso, nel quale l’obbiettivo di metodo è di applicare in pieno il concetto di formazione continua quale supporto al consolidamento delle competenze dei Rspp e Aspp del distretto industriale, secondo una logica di aggiornamento per focus tematici individuati tra i diversi fabbisogni aziendali.

 

Nel programma, interessante è il contributo che verrà dato da diversi ed apprezzati esperti di settore secondo un efficace approccio multidisciplinare. Per questo si alterneranno psicologi, ergonomi, giuristi, tecnici.

 

Esistono soluzioni in grado di favorire un’effettiva prevenzione degli infortuni e delle criticità in azienda? Esistono aziende in grado di proporre le soluzioni migliori e di raccontare le proprie esperienze?

 

INNOVAZIONE e SICUREZZA con SAFETY BOARD

I partecipanti verranno stimolati ad adottare una visione di sistema della prevenzione e sicurezza in un contesto di territorio nel quale le imprese interagiscono con i soggetti istituzionali a diversi livelli e ambiti di competenza, per questo nel percorso si inseriranno gli interventi di esperti e tecnici del territorio.

 

Nuovi spazi di confronto operativo tra i partecipanti per scambiare esperienze, know-how e buone prassi. Questo con l’opportunità di effettuare visite aziendali che ne favoriranno l’arricchimento e la condivisione.

 

 

LE NOSTRE PROPOSTE DI “CONFRONTO”:

Le macchine più complesse da gestire in azienda: le Persone!
• La motivazione nel ruolo di R.S.P.P.: oltre gli adempimenti formali
• L’osservazione dei comportamenti dei lavoratori come indicatore sull’efficacia della formazione svolta

 

Interazione Uomo-Macchine, sicurezza, produttività e benessere: come integrarli al meglio?
• La valutazione e i metodi applicativi sui rischi da MMC e OCRA
• La valutazione ergonomica e i metodi applicativi nelle postazioni di lavoro
• Malattie professionali muscolo-scheletriche agli arti superiori: dati di zona e di settore, incentivi INAIL per le aziende

 

Impianti, attrezzature e movimentazione interna: le interferenze infinite…
• La gestione degli apparecchi di sollevamento, metodi di analisi e buone prassi
• Il piano di viabilità aziendale, mezzi di trasporto, carrelli elevatori e pedoni

 

La valutazione dei Rischi specifici e di contesto attraverso alcuni approfondimenti, funzionamento del sistema Protezione Civile
• Rischio sismico e piani di emergenza
• Rischio da alluvione ed eventi meteo

 

Laboratorio Sicurezza
• Profili di responsabilità del RSPP: analisi e confronto su sentenze emesse
• I Metodi di analisi in caso di infortunio o mancato infortunio, buone prassi e linee guida per la gestione dei casi, elaborazione degli indici infortunistici

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